I dieci anni dell’Istituto Einaudi

Maurizio Sella

Maurizio Sella

Presidente Istituto Luigi Einaudi per gli studi bancari, finanziari e assicurativi

  1. Premessa

È un grande piacere per me aprire questo incontro, non solo per i temi che saranno trattati nel corso della mattina, ma anche perché mi offre la possibilità, in occasione della celebrazione del decennale dalla costituzione dell’Istituto Luigi Einaudi per gli studi bancari, finanziari e assicurativi, di ricordarne brevemente l’evoluzione e di illustrarne le at­tuali linee di sviluppo.

Ricordo che l’Istituto Luigi Einaudi è stato costituito il 31 ottobre 2008 e deriva dal precedente «Ente per gli studi monetari bancari e finanziari Luigi Einaudi», il cui atto isti­tutivo fu sottoscritto nel 1962 dall’allora Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, e dal Presidente dell’Associa­zione Bancaria Italiana, Stefano Siglienti. L’Ente era volto a promuovere — attraverso la concessione di contributi e borse di studio a giovani studiosi – l’istruzione e la prepa­razione nel campo monetario, bancario e finanziario «onde se ne avvantaggiassero gli studi relativi a tali materie e l’esplicazione delle concrete funzioni affidate al settore bancario».

L’Ente Einaudi – di cui io stesso, in qualità di Presidente dell’ABI, ho retto la presidenza dal 2005 — fu sciolto nel 2008 e il suo patrimonio fu conferito a due nuove fonda­zioni promosse, rispettivamente, dalla Banca d’Italia (l’Isti­tuto Einaudi per l’economia e la finanza – Institute for Economics and Finance) e dall’Associazione Bancaria Ita­liana (appunto l’Istituto Luigi Einaudi per gli studi bancari, finanziari e assicurativi).

La Fondazione promossa dalla Banca d’Italia intende pro­durre ricerca di frontiera in campo economico e finanziario, con un’attenzione particolare a temi rilevanti per la policy. La Fondazione promossa dall’ABI si dedica all’approfondi­mento dei temi alti della cultura economica attraverso la ricerca e la riflessione concettuale e di prospettiva storica.

  1. Le due fasi della vita dell’Istituto

In questi dieci anni l’Istituto ha vissuto due fasi. Nella prima, caratterizzata dallo scoppio della grande crisi finan­ziaria e, successivamente, dall’avvio di un intenso processo di riforma del sistema finanziario, l’Istituto si è focalizzato sulla regolamentazione.

In particolare, tra il 2008 e il 2015 l’Istituto si è sviluppato grazie alla guida autorevole del Segretario Generale Giu­seppe Zadra. Puccio – il banchiere gentiluomo che difen­deva con forza i suoi pensieri e l’uomo a cui fui molto legato negli otto anni della mia presidenza di un’ABI, di cui Zadra era il Direttore Generale – ha costituito la guida ideale per questa prima fase.

L’attività principale dell’Istituto era quella di monitorare, selezionare e catalogare tutti i documenti connessi alla ri­forma della regolamentazione, dai testi legislativi alle ricer­che accademiche. La copertura era praticamente mondiale e abbracciava tutti i temi. Questa mole imponente di infor­mazioni, oltre a essere pubblicamente accessibile sul sito del­l’Istituto, veniva diffusa tramite newsletter.

I risultati di questo impegno hanno superato le più rosee aspettative: circa 10.000 documenti catalogati on line, 150 newsletter settimanali e oltre 2.000 utenti che utilizzavano gli strumenti messi a disposizione dall’Istituto come punto di riferimento per districarsi nel complicato mondo della riforma finanziaria.

La curiosità intellettuale spinse Zadra anche a organizzare numerosi seminari su temi specifici come Basilea 3, ri­forma del post-trading, Solvency 2, Unione Bancaria, agen­zie di rating, modello bancario tradizionale. Tra i partecipanti ricordo, oltre ai vertici dell’ABI, l’attuale Governatore della Banca d’Italia, i vertici della Consob, dell’Ania e della Febaf, illustri accademici, appassionati di regolamentazione.

Ma il vero punto di attenzione di Zadra fu lo shadow banking System (nella sede dell’Istituto dominava un poster gi­gantesco che ne illustrava i meccanismi in dettaglio). Zadra fu tra i primi a capire che le vere cause della crisi affondavano le loro radici nel settore bancario ombra e l’Istituto Einaudi fu uno dei primi centri di ricerca a pub­blicare un dettagliatissimo rapporto sul funzionamento dello shadow banking System, curato da uno dei massimi esperti del tema che Zadra aveva cercato per mesi (il Professor Zoltan Pozsar).

L’Istituto si pose all’avanguardia della ricerca su questo tema, guidato da un uomo che, dopo aver regolato il mer­cato mobiliare, si interrogava su come regolare il mercato ombra, fermamente convinto della sua utilità una volta fatto rientrare nel perimetro delle Autorità di vigilanza. Per esempio, in uno dei suoi ultimi articoli sulla rivista dell’ABI Bancaria, Zadra spiegava come utilizzare la ri-cartolarizzazione, trasparente e regolata, per finanziare la ripresa in Europa. Praticamente un precursore della Capital Markets Union.

  1. La nuova mission

Cambiato il contesto esterno, l’Istituto, accogliendo l’orientamento espresso dal Fondatore Associazione Ban­caria Italiana e convintamente condiviso dal suo Consiglio direttivo, nel 2017 ha convenuto sull’opportunità di pro­cedere a una maggiore valorizzazione della sua identità ori­ginaria.

Senza in alcun modo disconoscere l’importanza dell’attività svolta nella prima fase di attività, si è deciso di fare dell’Isti­tuto una sede dedicata, in coerenza con il magistero einaudiano, all’approfondimento dei temi alti della cultura economica italiana.

In questa logica, è stato condiviso un metodo di ragiona­mento caratterizzato dal perseguimento di due obiettivi:

  1. l’individuazione di un tema concettualmente forte e di ampio respiro;
  2. la declinazione del tema individuato in una serie di con­crete iniziative, in grado di dare evidenza anche operativa all’approfondimento e alla speculazione intellettuale avviata.

Sotto il primo profilo, è stato avviato uno studio sull’intui­zione einaudiana relativa alla fondamentale funzione di col­legamento, in qualità di «organismi e corpi intermedi», tra il cittadino e lo Stato riconosciuta dallo stesso Einaudi alle «leghe» dei lavoratori (gli attuali sindacati) e degli impren­ditori (le attuali associazioni imprenditoriali). In questa lo­gica, si è deciso di investigarne natura e fondatezza attraverso la ricostruzione della genesi e dell’evoluzione sto­rica dell’associazionismo imprenditoriale e, in particolare, bancario e finanziario.

Il tema individuato è stato poi declinato in un’iniziativa di grande spessore operativo, accogliendo l’invito del Fonda­tore ABI di realizzare il progetto di riordinamento e di va­lorizzazione dell’archivio storico dell’Associazione Bancaria Italiana.

L’incontro di oggi — idealmente articolato in due parti — è volto proprio a fare il punto sullo stato a cui sono pervenuti i due filoni di iniziative (ricerca storica e impegno archivi­stico) che stanno caratterizzando l’attività dell’Istituto e che, presumibilmente, ne connoteranno i futuri interventi.

  1. La collaborazione editoriale con l’ABI

Oggi celebriamo la prima uscita pubblica del «nuovo» Isti­tuto. Ritengo quindi utile completare l’informazione su quanto sta facendo, richiamando brevemente un’altra ini­ziativa che bene si inserisce nel nuovo corso dell’attività intrapresa.

Si tratta di una collaborazione editoriale avviata con l’ABI per la realizzazione, nell’ambito della collana «Storia e so­cietà» dell’Editore Laterza, di una serie di volumi volti a fa­vorire la conoscenza e lo studio del pensiero di eminenti personalità particolarmente vicine al mondo delle banche. Nel 2016 è stato ripubblicato il volume di Luigi Einaudi La difficile arte del banchiere, che raccoglie 30 articoli pubbli­cati sul Corriere della Sera tra il 1913 e il 1924 su questioni strettamente connesse all’attività creditizia. L’iniziativa è stata originata dalla convinzione che da quelle pagine è tuttora possibile trarre importanti insegnamenti anche per l’attuale momento, dal momento che nella prosa nitida e rigorosa di Einaudi è contenuta una quantità veramente grande di principi e di enunciazioni di cui non è possibile sottovalu­tare la permanente rilevanza.

Nel 2017 è stato realizzato un secondo volume Italia, Eu­ropa, economia e banche, che raccoglie gli interventi tenuti da Carlo Azeglio Ciampi in occasione delle Assemblee annuali dell’Associazione Bancaria Italiana in qualità di Governatore della Banca d’Italia (dal 1981 al 1992) e di Ministro del Te­soro (dal 1996 al 1998), dai quali emerge la sua statura di studioso e statista convinto dell’impossibilità per il nostro Paese di rimanere fuori dall’Unione europea, pena la sua marginalizzazione e l’inevitabile declino.

È ora in uscita un terzo volume Mercato, Europa e libertà, che raccoglie gli interventi tenuti da Guido Carli negli anni 1960-1973, in qualità di Governatore della Banca d’Italia, e negli anni 1990-1992, in qualità di Ministro del Tesoro, alle Assemblee dell’Associazione Bancaria Italiana e, negli anni in cui le Assemblee non si sono svolte, alle celebrazioni delle Giornate del risparmio. Quest’ultima scelta è stata adottata d’intesa con l’Acri.

  1. I protagonisti dell’Istituto

Celebrare dieci anni di vita di un ente significa anche ri­cordare le persone che in questo lasso di tempo più si sono adoperate per sostenerne l’attività.

Oltre a Giuseppe Zadra, di cui ho diffusamente parlato nella prima parte del mio intervento, mi corre l’obbligo di ricor­dare i due Amici che mi hanno preceduto alla Presidenza dell’Istituto: Corrado Faissola, che ha guidato la Fondazione dalla sua costituzione fino alla sua scomparsa avvenuta il 20 dicembre 2012, e Mario Sarchielli, che gli è succeduto ri­manendo formalmente in carica fino al 18 marzo 2015. Ricordo anche gli accademici che. nel rispetto dello Statuto dell’Istituto, sono stati chiamati a far parte del Consiglio di­rettivo in numero di almeno tre: Paolo Montalenti e Anto­nio Pedone, che sono con noi fin dalla costituzione dell’Istituto, e Natalino Irti, che è succeduto dopo il primo triennio a Piero Giarda.

Ricordo i Colleghi che hanno concorso a guidare l’Istituto in qualità di componenti del Consiglio direttivo e che ora non ne fanno più parte: Carmine Lamanda e Giuseppe Scognamiglio.

Un saluto va agli altri Consiglieri del cui prezioso consiglio posso continuare ad avvalermi: Gian Maria Gros-Pietro, Gianni Manghetti, Enrico Salza (che, così come me, fa parte del Consiglio direttivo fin dalla sua istituzione) e Fabrizio Saccomanni.

Un saluto e un ringraziamento particolare vanno infine ad Antonio Patuelli, al quale si deve in larga misura l’ispira­zione che attualmente guida l’attività dell’Istituto e che, nella sua duplice qualità di Consigliere della Fondazione e di Presidente del Fondatore ABI, assicura, insieme al Diret­tore Generale dell’Associazione Giovanni Sabatini, l’indi­spensabile supporto perché l’Istituto possa continuare a proficuamente operare.