Felice Gianani Direttore Generale dell’ABI

Nel mese di giugno 2022 è maturata la decisione di realizzare un primo approfondimento della figura di Felice Gianani, scomparso prematuramente nel 1992 dopo aver svolto per oltre un decennio l’incarico di Direttore Generale dell’Associazione Bancaria Italiana. Ciò nella convinzione della centralità della sua figura in un decennio molto importante per la vita dell’ABI impegnata, da un lato, in un faticoso riavvio dopo gli anni della presidenza Arcaini e, dall’altro lato, in una fisiologica transizione verso nuove modalità di intervento in linea con l’evoluzione della natura e della funzione delle banche italiane.

La ricerca è stata affidata a Valerio Torreggiani, il quale, attraverso la sistematica consultazione della documentazione custodita nell’archivio storico dell’ABI, ha completato la stesura di testo che dovrebbe essere pubblicato, nell’ambito della Collana “Istituto Luigi Einaudi”, entro la fine dell’anno e che prevede:

  • una prima parte, di carattere introduttivo, nella quale la figura di Gianani viene inquadrata attraverso l’illustrazione delle esperienze da lui maturate presso istituzioni nazionali e internazionali prima del suo ingresso in ABI;
  • una seconda parte, la più consistente, che prende in esame i dodici anni trascorsi da Gianani in Associazione, analizzando il ruolo trainante da lui svolto, oltre che nei processi di riorganizzazione interna, anche nella definizione della posizione dell’Associazione.

Si tratta di un’opera che merita considerazione non tanto sotto quell’aspetto emozionale che una biografia generalmente comporta, quanto piuttosto dal punto di vista della narrazione storica tout court. Il risultato della ricerca non costituisce, infatti, una rievocazione biografica intesa in senso classico, ma si segnala come una trattazione che si sviluppa su tre livelli: quello dell’uomo, quello dell’istituzione e quello degli anni Ottanta del secolo scorso osservati dal particolare punto di vista di Gianani e dell’ABI.

Sgombrato dunque il terreno dal rischio di fare un’operazione puramente rievocativa, è stato possibile ricondurre il tutto al registro oggettivo della ricerca storica.

Il volume permette infatti di ripercorrere, in un’ottica del tutto inedita e “dal di dentro”, un decennio importante per il sistema creditizio italiano e per la sua Associazione. In particolare, costituisce una fonte nuova ed originale, utile per analizzare il ruolo svolto dall’ABI a fronte delle modifiche epocali che in quel periodo stavano interessando le banche italiane. Dalle riforme istituzionali alle fondamentali sfide poste dall’integrazione europea; dall’evoluzione della politica monetaria e della formazione dei tassi di interesse alla liberalizzazione della concorrenza bancaria; dall’avvio dell’ormai ineludibile processo di modernizzazione del modo di fare banca agli importanti progressi in materia di innovazione tecnologica, con specifico riferimento all’automazione dei sistemi di pagamento.

Su tutto questo si staglia la figura, per certi aspetti del tutto peculiare, di Felice Gianani, che si può considerare il risultato di una singolare commistione tra l’uomo dell’istituzione, interprete rigoroso del suo ruolo di direttore, e il grande mediatore, portatore di una propria visione strategica.

In altre parole, Gianani era il capo della macchina di un’associazione il cui statuto lo inquadrava in un ruolo di esecuzione delle direttive promananti dagli organi di governo dell’ente (il Presidente e il Comitato esecutivo), nonché di preliminare approfondimento tecnico delle varie materie rimesse alla decisione politica. Ma al tempo stesso la grande preparazione, l’innato senso di equilibrio, le doti personali che lo portavano ad intessere una grande rete di contatti facilitati dalla non comune capacità di intrattenere rapporti personali e professionali ne facevano inevitabilmente un protagonista, sia pure “dietro le quinte”, di quegli anni cruciali per le nostre banche.