
Antonio Patuelli
Presidente Associazione Bancaria Italiana
- Premessa
Celebrare in Palazzo Altieri il decennale della costituzione dell’Istituto Luigi Einaudi per gli studi bancari, finanziari e assicurativi – erede diretto dell’Ente per gli studi monetari bancari e finanziari Luigi Einaudi – assume un particolare significato, in quanto la scelta di intitolare un ente di formazione e cultura al nome di Luigi Einaudi fu fatta oltre 50 anni fa proprio dal Presidente dell’ Associazione Bancaria Italiana, Stefano Siglienti, d’intesa con l’allora Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli.
D’altra parte, Einaudi si può considerare lo studioso di economia bancaria più profondo e, al tempo stesso, più lucido che il ‘900 abbia avuto. Studioso e divulgatore, nei cui scritti, come diceva Maurizio Sella poc’anzi, si ritrovano principi di assoluta attualità.
Einaudi può inoltre vantare una coerenza culturale, morale e comportamentale esemplare, in virtù della quale – quando nel dicembre 1944, in un’Italia devastata da 20 anni di corporativismo e di autarchia e ridotta a campo di battaglia di eserciti stranieri, il Governo del Comitato di Liberazione Nazionale, presieduto da Ivanoe Bonomi, decise di ricostruire la Banca d’Italia come premessa per l’edificazione della nuova Italia – fu chiamato a ricoprire l’incarico di Governatore, su proposta del Ministro del Tesoro, il cuneese Marcello Soleri, erede morale di quel Giovanni Giolitti che figura nel 1893 come artefice della legge istitutiva della nostra Banca Centrale.
In quel momento Einaudi era ancora in esilio in Svizzera, dove si era rifugiato alla fine del mese di settembre del 1943, lasciando l’incarico di Rettore dell’Università di Torino e dove continuava ad esercitare il suo magistero morale e culturale. Il suo ritorno dalla Svizzera fu periglioso, ma a Roma prese avvio un prestigioso cursus honorum, prima come Governatore della Banca d’Italia, poi come componente l’Assemblea Costituente e Ministro e salvatore della lira, e infine, senza che si fosse candidato, ma anzi recalcitrante, come Presidente della Repubblica. E fu un grande Presidente della Repubblica, al quale si deve, tra l’altro, la codificazione degli usi del Quirinale, successivamente pubblicati su «La Nuova Antologia» dal Presidente del Senato Giovanni Spadolini.
- L’Ente Einaudi
In buona sostanza, Luigi Einaudi elaborò l’impianto di pensiero più solido e più coerente che abbiamo avuto in eredità dal ‘900 ed è per questo motivo che Stefano Siglienti e Guido Carli decisero di intitolare a lui l’Ente che la Banca d’Italia e l’ABI costituirono nel 1962.
L’Ente fu sciolto nel 2008 dopo che, a seguito dell’entrata in vigore del Testo Unico bancario del 1993, le banche vennero riconosciute nella loro pienezza di imprese. Conseguentemente, da quel momento, esse non costituirono più un «sistema» da guidare attraverso gli orientamenti del Comitato Interministeriale del Credito e del Risparmio presieduto dal Ministro del Tesoro, ma una pluralità di imprese vigilate dalla Banca d’Italia.
In considerazione del fatto che fra vigilante e vigilato devono essere previste e rispettate opportune distinzioni, il Governatore della Banca d’Italia, molto correttamente, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni 2000 affermò ciò che noi, come banche, non eravamo moralmente in grado di proporre, cioè l’opportunità di una scissione dell’Ente Einaudi che desse vita a due iniziative distinte: una scientifica, interna alla Banca d’Italia, e una rifondata, animata dall’Associazione Bancaria Italiana.
- Il nuovo Istituto Einaudi
Sono personalmente molto grato al Direttore Zadra per gli anni che ha dedicato all’Istituto Einaudi, anticipando lo svolgimento di attività che poi sono diventate patrimonio culturale e operativo delle banche italiane. In effetti, gli studi nei quali Giuseppe Zadra ha impegnato l’Istituto Einaudi, nei suoi sette anni di direzione, oggi costituiscono temi diffusissimi dell’approfondimento e della convegnistica, ma allora erano originali e del tutto anticipatori.
Dopo l’esperienza del Dott. Zadra, occorreva definire nuovi compiti del rifondato Istituto Einaudi dal momento che quelli originari erano diventati propri dell’ABI e dei gruppi bancari. Al riguardo, abbiamo definito in parallelo due iniziative a cui, rispettivamente, abbiamo dato vita o abbiamo infuso nuova vita.
La prima è stata la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (Feduf), che emana direttamente dall’ ABI e alla quale aderisce un gran numero di banche. Essa svolge una funzione molto rilevante diffusa su tutto il territorio nazionale e costituisce una significativa risposta a un dovere civile e morale di crescita dell’educazione finanziaria al risparmio in nome del principio della sussidiarietà.
L’Istituto Einaudi deve svolgere un compito innanzitutto di ricerca e di approfondimento, ma anche di “epifania”, cioè di comunicazione esterna. Questa funzione riveste un’elevata importanza attuale e prospettica dal momento che, se non si conosce la storia economica, non si possono prevedere i pericoli che si rischia di dover affrontare come conseguenza di determinati atti o di determinate omissioni.
- Storia economica e storia bancaria
La storia economica è fondamentale per non ripetere gli errori del passato. Non a caso Luigi Einaudi, anche nei momenti più difficili del regime, si ritagliò degli spazi per continuare a studiare la storia economica, fondando, non a caso, anche una rivista a ciò dedicata.
Nell’ambito della storia economica, la storia bancaria riveste una fondamentale importanza, poiché costituisce la cartina di tornasole del grado di libertà nel quale vive e opera una collettività. Ciò nella consapevolezza che, affinché si possa parlare di una democrazia compiuta, debbono essere presenti tutte le libertà, le quali costituiscono una catena; se ne manca una, la catena si spezza, dal momento che le libertà non possono essere incardinate solamente su alcuni anelli della catena stessa.
Le libertà economiche sono connesse a quelle civili, a quelle sociali e quelle ambientali. Nelle libertà economiche ricoprono una posizione centrale le libertà di natura bancaria, per cui dalla ricostruzione della storia bancaria italiana – soprattutto se considerata anche dal particolare punto di vista della sua espressione associativa noi potremo trarre un fondamentale insegnamento per l’oggi e per il domani. D’altra parte, domandiamoci per quale motivo è nata l’Associazione Bancaria Italiana.
Essa è nata perché occorreva confrontarsi fattivamente con una trasformazione in corso di un assetto originato dall’ atto con il quale il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II, da quel giorno Re d’Italia, riconobbe con singoli decreti ognuna delle banche operanti negli Stati pre-unitari differenti dal Regno di Sardegna.
Le banche poterono contare su una regolamentazione molto lasca sino alla fine del secolo e allo scoppio della Prima Guerra mondiale. Durante il conflitto, però, il mondo bancario fu costretto a muoversi in una logica paramilitare, stante la necessità del Paese, soprattutto dopo la rotta di Caporetto, di difendere la sua stessa esistenza. Di conseguenza anche le libertà bancarie subirono forti restrizioni.
Alla luce di questa esperienza, nel 1919, Francesco Saverio Nitti sollecitò pubblicamente la costituzione di un’Associazione bancaria. Tale auspicio fu espresso nella logica postbellica di poter contare su una coesione di sistema a sostegno di un’Italia pur vittoriosa, ma uscita distrutta dal conflitto.
E immediatamente Einaudi raccomandò la massima attenzione a che la costituenda Associazione bancaria non diventasse una sede dove si definivano i prezzi, dove si sottoscrivevano cartelli e accordi interbancari, dove, in una parola, si «faceva sistema», Ed è proprio nella logica del ragionamento einaudiano che guardo con sospetto al termine «sistema» e che esprimo l’auspicio che coloro che ne abusano leggano con attenzione gli esiti delle ricerche che l’Istituto Einaudi realizzerà nei prossimi anni.
Successivamente abbiamo avuto 20 anni di corporativismo e di dittatura, nel corso dei quali anche l’Associazione bancaria fu schiacciata dalle «leggi fascistissime» emanate nella seconda metà degli anni Venti.
Subito dopo il secondo conflitto mondiale si è assistito alla rinascita dell’Associazione bancaria, finalmente libera e indipendente, proprio con Stefano Siglienti, al quale non a caso abbiamo voluto intestare la biblioteca dell’ Associazione, nel 70° anniversario della rinascita dell’ ABI.
Nel corso del lungo dopoguerra che si è concluso nella seconda metà degli anni Ottanta, l’ABI è prima diventata la depositaria della gestione del cartello bancario, divenuto obbligatorio proprio perché le banche continuavano a costituire un sistema. L’affermarsi della concorrenza e degli antitrust nazionali ed europei, nonché delle liberalizzazioni, hanno finalmente determinato la trasformazione dell’ABI nell’associazione delle imprese bancarie private in Italia.
Questa è l’esperienza che noi dobbiamo approfondire con ricerche e riflessioni nella consapevolezza che «historia est magistra vitae» per cui dobbiamo conoscere la storia per non ripeterne gli errori.